lunedì 11 aprile 2011

Contro-replica a Roberta De Monticelli sulle mie note alla traduzione dei saggi finkiani a cura di N.Zippel

Ieri, la Prof.ssa Roberta De Monticelli (Università San Raffaele di Milano)ha postato le seguenti osservazioni alla mia recensione alla traduzione italiana degli scritti fenomenologici di Fink ad opera di N. Zippel:

"Un commento un po’ informale. Ahimé, povero Husserl. Già la prima generazione di allievi capì ben poco, anche nei suoi migliori e oggi a noi indispensabili esponenti, del titanico progetto di rifondazione del pensiero pratico, che ha in cuore il rigetto della dicotomia humeana di fatti e norme e un cognitivismo assiologico e morale a base socratica, ma senza intellettualismo e con una teoria dell’esperienza morale capace di reggere il confronto fino ai nostri giorni, fino a Dworkin. Ma poveraccio, fu incastrato da molti allievi in dispute un po’ inconcludenti sugli ismi, e si perse nei meandri del (passabilmente inutile) solipsismo metodologico. Nel giovane Fink aveva riposto le sue speranze. Deve essere stato un po’ la sua consolazione, all’inizio, dopo il disgustoso tradimento morale di Heidegger (revoca della dedica di Sein und Zeit, approvazione della revoca nazista dela venia legendi a lui ebreo. Cose da vomito). Ci mancava pure questa storia qui - il povero lieber Meister rintronato, sulla soglia del suo morire, e quello che si mette a danzare la filosofia me-ontica (aiuto) dello spirito assoluto, e come se non bastasse con dionisiaca e superomistica ebbrezza a braccetto dell’”amatissimo” Nietzsche. Povero Edmund, anima cara. Ma, cari amici, povera Europa, poveri noi. Vi pare proprio irrilevante? Queste finkiane fesserie (chiedo perdono - non ve ne importa nulla?) avvengono nel ‘37. Ma avete una vaga idea di cosa c’era intorno, in Germania e nell’università tedesca? Di cosa significava, questa dionisiaca ebberezza? Mah…"

Ed ecco la mia risposta:

"Sono perfettamente d'accordo con Roberta De Monticelli.
Non ho ben capito,però,se la sua apostrofe finale si rivolga a me o a quanti,incantati -loro sì,non il "lieber Meister"!Il caro vecchio Husserl è di una potenza infinita,è ineguagliabile!-dall'inconcludente 'gergo dell'autenticità'heideggeriano e finkiano,abbiano teorizzato la morte del soggetto,il ' pensiero debole' e l'equivalenza dei relativismi gettando l’intellettualità europea nel disorientamento a-politico e nel relativismo morale-concordo anche su questo con De Monticelli e con il suo articolo su Reggio Emilia- dato che il mio approccio alla fenomenologia è radicalmente filo-husserliano,quindi lontano anni luce da complicità con filosofie ‘me-ontiche’ o con anti-umanismi da ‘pastore dell’Essere’ed è un approccio radicalmente ‘politico’ in senso platonico-aristotelico,come si evincerà facilmente,seppur sommariamente,dalle righe che seguono.
Infatti,sono radicalmente convinto -e anche in questo credo di sfondare una porta aperta con la mia interlocutrice sempre così stimolante- che se Husserl avesse ,nei primissimi anni Venti (così come viene ricordato nella lettera a Misch del novembre 1930,laddove Husserl sottolinea che già da dieci anni erano pronti i materiali per una trattazione sistematica di una soggettività trascendentale assolutamente 'concreta'-teorico-pratica-estetica,ecc-!!!,asserzione che ricompare,con enorme nettezza,anche nella “Krisis”,p.290,tr.it.),grazie alle sue forze ancora intatte e ad una teorizzazione oramai definitivamente acquisita -1)unità di teoria e prassi(Platone e Socrate,per intenderci!)nell'ambito di un progetto di 'rinnovamento' socio-politico democratico-radicale mirante all'estinzione di ogni forma di potere tramite una (quasi) gramsciana anticipazione comunitaria da parte dei filosofi come come 'funzionari';2)idea di una comunità personalistica in grado di superare la dicotomia tonnesiana tra 'comunità' e 'società',quindi anti-organicistica e anti-capitalistica,ossia anti-'prestazionistica';3)fondazione di una teoria etica poggiante -si vedano,oltre a “Fichtes Menscheitideal”(parte II,pp.281-284 e l’intera parte III)i "Kaizo-Artikel" e le corrispondenti parti di "Erste Philosophie",II,pp.8-17,ecc.-sulla preliminare fondazione emozionale (qui c'è sicuramente un'acquisizione del miglior Scheler del "Formalismo"!)dell'essere dell'uomo con conseguente 'vocazione' da parte del Valore Assoluto -il platonico Bene, perseguito  'eroticamente' anche dal 'lieber Meister, del "Fedro" e del "Simposio",opere che Husserl rilegge in quegli anni-e 'risposta',da parte del soggetto,anche nella sua articolazione sovra-personale,attraverso la 'filosofia come scienza rigorosa';4)infine,monadologia assoluta,carattere ultimamente costituente dell'intersoggettività trascendentale finalmente attore di una 'storia trascendentale'(Krisis) quale interrelazione reciprocamente infinita e intro-sentirsi(E III 5,il tardo frammento tradotto e commentato da Paci)come 'reminiscenza' obiettivante di un' universale Impulso,di una Hyle in-oggettivabile,'lebendige Gegenwart',intenzionalità fungente costantemente in atto e in grado,nella sua particolarizzazione in ogni singolo uomo,di trapassare l'ottuso 'milieu'(Kaizo)di una 'tradizione' che,anziché costituire (v.Kaizo e Krisis) un necessario tramite intersoggettivo-storico
nell'ambito della teoria husserliana della 'generatività, si ispessisce nella propria auto-referenzialità prodromica all'affermazione dell'ansia prestazionistica e della strutturazione,con quest'ultima co-istituita,'imperialistica'-nel senso di centralistica ed asfitticamente gererchica-dei rapporti umani in senso lato(c’è da dolersi che la terza parte della “Krisis”,che contiene queste inarrivabili analisi, sia rimasta inedita fino al 1954:con il testo completo a disposizione,con quelle magistrali affermazioni della ‘buona’ tradizione e della ‘buona’ storicità già abbozzate nel ‘33 nell’App.X e nella relativa nota 1 alla “Sesta Meditazione”,si sarebbero evitate tante inutili dicerie sull’Husserl ‘a-storico’!)- dato alle stampe quest'opera sistematica,avrebbe disinnescato derive irrazionalistiche e influito anche politicamente sulla travagliata Repubblica di Weimar -come vedremo più diffusamente avanti-nella direzione di quel co-filosofare socialmente condiviso da una comunità integralmente ricostruita oltre qualsiasi barriera gerarchica -si vedano,tra le altre, le lettere al conte von Keyserling del 1919 e quella a Bell,del 1920.
Per quanto riguarda Fink -autore gigantesco ma non mio,come mio non è Heidegger:io sono e rimango husserliano e non accetto trapianti indebiti di uno nell'altro (v.la preveggente lettera di van Breda a Merleau-Ponty del dic.'45,in cui lo invitatava a non appiattire Husserl sulla lettura finkiana!)-:Fink ha sicuramente ragione nel definire l'impresa husserliana quale 'cosmogonia', interrogazione radicale sull' "origine del mondo"(v.saggio del '33 su "Kant-Studien")conseguente ad un’applicazione effettivamente radicale della ‘riduzione’e non ennesima,mera 'descrizione eidetica'(v.anche la lettera husserliana a Mahnke del 1927,equanime ma ferma sulla 'sintesi' con Dilthey!)della periferia 'oggettuale'pre-data onticamente,"fenomenicamente" -anche se poi,purtroppo, sarà questa seconda chiave di lettura,'operativa' e non 'tematica',nell' "ombra del filosofo",quella predominante in Fink:un Husserl irretito nell'incanto della finitudine che,angosciato,ritorna all'ombra della tranquillizzante 'ingenuità naturale' del tradizionale concetto di 'mondo' ed edifica pseudo-metafisiche ontogoniche quali voli di Icaro modellandole sul ristrettissimo profilo della 'cosa materiale' quale mero fenomeno,mero complesso di correlati intenzionali coscienziali acriticamente istituiti dal 'neo-hegeliano'(!!!) Husserl-:la fenomenologia,per il filosofo di Prossnitz,è scienza dell'Ego trascendentale,della 'lebendige Gegenwart' -che dovremmo scrivere con la maiuscola anche in italiano,dato che questa Presenza è,per ammissione dello stesso Husserl-Dio quale Totalità Infinita (e qui sarebbe d'accordo anche Lévinas!)-,Ego che anima il cosmo dai suoi strati più elementari su su fino allo (non 'esponenziale',anti-finkiano) "spettatore fenomenologico"in quanto pura auto-coscienza dell'Ego cosmico -v.E III 5,trad. da Paci e commentato,nonché “Krisis”,pp.289-90,tr.it.,oltre le illuminanti parole,di trent’anni prima(!),certo conosciute e meditate da Husserl,del vecchio Dilthey in “Leibniz und sein Zeitalter”(GW III,1992,p.27,pp.62 sgg.,73 sgg.,274) laddove invitava a riconoscere nell’intuizione monadologica del bibliotecario di Hannover l’apertura all’universo come “senso,valori,sviluppo,vita,un regno scalare di aspirazioni che si esplicano,finalità immanente” mercè la teoria strategica e rivoluzionaria delle ‘piccole percezioni’-,Ego che è relazionismo universale,monadologia assoluta,intersoggettività ultimamente costituente in un telos infinito grazie alla scoperta husserliana dell'intenzionalità d'orizzonte infinita a partire da "Erste Philosophie II".Questa acquisizione -che,ripetiamo,avrebbe potuto costituire il quadro definitivo di quell'opera sistematica che Husserl aveva in mente di realizzare nei primissimi anni Venti-,nasce a Gottinga nel 1907 con la scoperta del "flusso della temporaltà costituente"(v."Lezioni sulla fenomenologia della coscienza interna del tempo",Parte I,Sez.III,§§34 sgg:,spec.§36 -"per tutto questo,non abbiamo i nomi"-,si articola nella "doppelte Reduktion" intersoggettiva nel 1910-11 con il corso sui "Problemi fondamentali della fenomenologia",conosce una svolta decisiva a  Bernau (17/18)con i testi 14 e 15 dei "Bernauer Manuskripte",matura definitivamente,prima a S.Margen e poi a Friburgo, con le "Lezioni sulla sintesi passiva" del '20-'21 e sfocia nella "Erste Philosophie",nei "Kaizo-Artikel" e nell'"Etica" del '20-'24 basata sull' "a priori materiale"di ascendenza scheleriana:in sostanza,la "Crisi delle scienze europee" è già scritta virtualmente nel 1922,non occorre aspettare l'iniezione 'esistentiva' di "Sein und Zeit" o altre amenità del genere;anzi:scrivendo l'opera sistemantica del Venti,Husserl avrebbe 'disinnescato' anticipatamente Heidegger e i suoi fraintendimenti della fenomenologia husserliana quale 'coscienzialismo',ecc. non trasmettendo equivoci ai suoi nipotini -Derrida,ecc.-e,forse,anche Fink non avrebbe trovato un terreno sul quale far crescere il proprio 'pensiero danzante' ma -come giustamente nota De Monticelli- si sarebbe concentrato su quella che,secondo Husserl,era l'unica,vera priorità:l'approntamento di una mediazione storico-politica audacemente riformistico-strutturale  tra lo "spettatore trascendentale" e il filosofo 'leibhaft' quale 'funzionario' anti-'imperialistico'-nel senso ricordato sopra,quindi anti-gerarchico e comunitariamente diffuso in direzione di una re-integrazione attivamente solidale,mercé la 'filosofia come scienza rigorosa' quale autentico 'imperativo categorico', di un'umanità polverizzata e cieca:ma la critica di Husserl allo Stato,al suo centralismo gerarchico,al suo carattere repressivo e funzionale al produttivismo prestazionistico capitalistico,a partire dal 1919, è così radicale,specialmente nei "Kaizo-Artikel",che,in nuce, un'estensione analitica delle sue categorie ermeneutiche storico-politiche all'imperialismo quale forma di unificazione dell'husserlianaHumanitas meramente statuale-economicistica in chiave repressiva,quindi radicalmente anti-teleologica,anti-razionale,anti-umanistica,non sarebbe a priori da escludere,considerato l'innalzamento esponenziale,in quegli stessi anni Venti e Trenta,del tasso di penetrazione colonialistica in Asia e in Africa,che di per sé costituiva,oggettivamente, anche un allargamento del bacino di soggettività potenzialmente coinvolgibili in un processo di unificazione teleologica che Husserl aveva immediatamente percepito !-anticipante,nella forma di una personalistica comunità di comunicazione,un'Umanità altrettanto concreta che,stretta tra democratismo radicale e barbarie, attendeva una chiarificazione,teorica e linguistica,della propria situazione alienata e reificata(per alcuni riferimenti testuali,specifici ancorché sommari,oltre all’intera “Krisis”,si vedano le note -lunghe-di Husserl alla “Sesta Meditazione”finkiana,in part. nn.374,380,396,433,514 e la n.469 -lunghissima ma dirimente!-,oltre alle App.II,VI,IX,XIII e XV)."

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